Joseph Nicéphore Niépce nasce il 7 marzo del 1765 a Chalon-sur-Saône da famiglia ricca e borghese, 
è stato un fotografo e ricercatore francese, è morto il 5 luglio 1833.
 
Dopo aver pensato di votarsi al sacerdozio, aver fatto parte delle armate rivoluzionarie si avvia a una brillante carriera di inventore che lo porta (assieme al fratello Claude) a progettare un prototipo del motore a combustione interna, a studiare apparecchiature di propulsione dei natanti e di pompaggio delle acque.
 
Perchè è importante parlare di questo ricercatore francese in fotografia? 
Fu l'inventore della fotografia, ideando il  primo processo di fissaggio delle immagini.
(Thomas Wedgwood con i sui esperimenti scoprì che il nitrato d'argento era in grado di catturare le immaggini, ma non riuscì mai a stabilizzarle come fece Niépce
 
Alla ricerca di un metodo per sopperire alle sue scarse capacità di disegnatore, comincia a interessarsi ai fenomeni della luce e della camera oscura, con un primo progetto sin dal 1797, e poi attivamente dal 1816.  
 
Parliamo di un'epoca in cui la fotografia ancora non esisteva, basti pensare che è necessario aspettare il 1895 per iniziare a parlare del cinema dei Fratelli Lumière, uno spettacolo di proiezione di fotografie. 
 
Sperimentando diverse tecniche Joseph Nicéphore Niépce riesce a ottenere, nel 1827, la sua prima immagine disegnata dalla luce, defindendo il procedimento dell'eliografia, la madre della moderna fotografia: 
  •  dopo aver steso uno strato di bitume di Giudea (una miscela contenente bitume, standolio, argilla e essenza di trementina)  ridotto in polvere e disciolto in essenza di lavanda; 
  •  la soluzione viene pennellata su una lamina di rame ricoperta d'argento e quindi fatta asciugare; 
  •  lo strato di vernice fotosensibile viene esposto per qualche ora sul fondo di una camera oscura; 
  •  successivamente la lamina viene immersa in un bagno di lavanda per dissolvere i frammenti che non hanno ricevuto la luce e così si ottiene l'immagine in negativo. 
  •  Per il positivo occorre un contenitore con cristalli di iodio che formano depositi di ioduro d'argento; 
  •  eliminando la vernice con l'alcool appare l'immagine fotografica vera e propria. 
 
Nasce quindi la "Vista dalla finestra a Le Gras", la più antica delle foto sopravvissute di Nicéphore Niépce (1826 circa).
La più antica fotografia esistente conosciuta; per l'esattezza si tratta di una eliografia. Il soggetto è il panorama visto da una finestra al primo piano della casa-laboratorio di Niépce, detta Le Gras, presso Saint-Loup-de-Varennes
 
 
L'unico imprevisto è che il risultato del suo lavoro non è fissato e quindi si annerisce progressivamente al contatto con la luce. Il suo impegno è dedicato, in questi anni, al miglioramento della nitidezza dell'immagine. Nel 1827, durante un viaggio a Parigi, conosce Louis Daguerre e Lemaitre che in seguito diventeranno suoi collaboratori. Nel 1829 fonda con Daguerre un'associazione per il perfezionamento dei materiali fotosensibili.
 
Dopo la morte di Niépce Daguerre continua da solo le ricerche che lo portano al dagherrotipo, il primo procedimento fotografico per lo sviluppo di immagini (tuttavia non riproducibili).
   Il dagherrotipo si ottiene utilizzando una lastra di rame su cui è stato applicato elettroliticamente uno strato d'argento,
   quest'ultimo viene sensibilizzato alla luce con vapori di iodio. La lastra deve quindi essere esposta entro un'ora e per un periodo variabile tra i 10 e i 15 minuti.  
   Lo sviluppo avviene mediante vapori di mercurio a circa 60 °C, che rendono biancastre le zone precedentemente esposte alla luce. 
   Il fissaggio conclusivo si ottiene con una soluzione di tiosolfato di sodio, che elimina gli ultimi residui di ioduro d'argento.
   L'immagine ottenuta, il dagherrotipo, non è riproducibile e deve essere osservata sotto un angolo particolare per riflettere la luce in modo opportuno.
 
 
Fonti: 

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